Sport e Terzo settore: per non perdere la bussola

Questa sezione ha l’obiettivo di analizzare il profilo degli enti sportivi, in particolare associazioni sportivo dilettantistiche (Asd) e società sportivo dilettantistiche (Ssd), che acquisiscono la qualifica anche di enti del Terzo settore (Ets).

Il tema principale riguarda il coordinamento tra due impianti legislativi, in particolare il dlgs 36/2021 per lo Sport e il dlgs 117/2017 (codice del Terzo settore) e il dlgs 112/2027 (imprese sociali) per gli Ets, nati per rispondere a esigenze normative differenti e che fanno riferimento a due specifici registri: il registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche (Rasd) e il registro unico nazionale del Terzo settore (Runts).

A cura di Francesca Colecchia – Arsea srl

In collaborazione con (in ordine alfabetico): Lara Esposito, Massimo Novarino.

AGGIORNATO A NOVEMBRE 2025

Come è noto, lo sport dilettantistico è stato investito da importanti riforme: le più eclatanti sono sicuramente quelle legate al superamento dei cosiddetti compensi sportivi grazie all’introduzione di una disciplina di lavoro speciale in ambito sportivo dilettantistico, ma di interesse è anche lo sguardo alla dimensione dello sport all’interno del Terzo settore.

Con la riforma è infatti diventato possibile per un ente del Terzo settore ottenere il riconoscimento di soggetto dell’ordinamento sportivo, senza necessariamente assumere la veste di associazione sportiva dilettantistica o di società sportiva dilettantistica. La presente guida intende accompagnare i dirigenti delle organizzazioni – costituenti o costituite – a scelte consapevoli rispetto all’eventuale acquisizione della qualifica di ente del terzo settore sportivo.

Scegliere il duplice riconoscimento apre infatti la strada a molteplici opportunità quali:

  1. svolgere unitamente alle attività sportive anche altre attività di interesse generale senza che debbano essere secondarie e strumentali rispetto a quelle sportive. (si pensi, ad esempio, all’associazione di danza che sviluppa anche le attività teatrali; alla polisportiva che organizza i doposcuola; all’associazione di calcio che accoglie rifugiati e organizza anche corsi di italiano per stranieri o servizi di segretariato sociale; all’associazione che promuove centri estivi che non si limitano all’offerta multisport ma che organizzano anche attività ludiche, ricreative e di assistenza ai compiti estivi o alla società sportiva dilettantistica che offre anche servizi fisioterapici assumendo anche la qualifica di impresa sociale);
  2. accedere ai benefici del lavoro sportivo con esclusivo riferimento ai collaboratori che possono qualificarsi come lavoratori sportivi e agli eventuali collaboratori amministrativo-gestionali;
  3. accedere ai bandi di finanziamento della pubblica amministrazione ma anche delle fondazioni bancarie diretti specificatamente agli enti del terzo settore;
  4. promuovere o partecipare a percorsi di co-programmazione e co-progettazione con la pubblica amministrazione ed altri enti del Terzo settore ai sensi del codice del Terzo settore;
  5. garantire a chi effettua erogazioni liberali benefici fiscali molto più significativi rispetto a quelli previsti per le erogazioni liberali effettuate a beneficio di associazioni e società sportive dilettantistiche;
  6. accedere alle agevolazioni fiscali degli enti del Terzo settore ma anche a quelle proprie dello sport qualora si opti per l’assunzione della qualifica di associazione/società sportiva dilettantistica del Terzo settore.

Ovviamente si tratta di una opportunità da valutare e non di un obbligo: tale scelta implica l’accesso alle agevolazioni sinteticamente descritte ma anche un aggravio di adempimenti conseguente alla iscrizione nei due registri (il registro unico nazionale del Terzo settore – Runts e il registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche – Rasd), oltre alla decadenza per le associazioni sportive dilettantistiche dal regime fiscale agevolato di cui alla legge 398/1991, fatta salva la possibilità di optare per diversi regimi fiscali forfettari.

Per le società sportive dilettantistiche imprese sociali resta invece opzionabile il regime di cui alla legge 398/1991.

Le tipologie di ente del Terzo settore di maggiore interesse per i sodalizi che intendono promuovere attività sportive dilettantistiche sono:

  1. le associazioni di promozione sociale, per le caratteristiche mutualistiche e le connesse agevolazioni fiscali ma in cui si rende necessario dimostrare che le attività sono svolte prevalentemente con l’apporto gratuito degli associati;
  2. gli enti del Terzo settore generici, quando l’associazione vive esclusivamente o prevalentemente di contributi pubblici e/o quando non può avvalersi prevalentemente dell’apporto gratuito degli associati;
  3. le imprese sociali quando si costituisce in forma societaria, nel qual caso però è opportuno ricordare che non potrà trattarsi di una società con socio unico persona fisica, condizione che non preclude invece la possibilità di costituire una società sportiva dilettantistica in forma di società a responsabilità limitata.

La presente sezione analizza nello specifico queste tre tipologie di enti del Terzo settore.

I MODULI

Sport e Terzo settore: per non perdere la bussola

La cassetta degli Attrezzi

Vademecum, format,
guide e tanti
strumenti per il non profit

vai alla sezione
cassetta degli attrezzi

Registrati alla Newsletter

Un Progetto di

forum terzo settore
CSVnet